In vista di un colloquio di lavoro all’estero, è indispensabile prepararsi per evitare di incappare in brutte figure che potrebbero compromettere il suo esito e, di conseguenza, ridurre le probabilità di essere assunti. Farsi notare è un obiettivo primario, che può essere raggiunto con l’aiuto della traduzione del curriculum vitae e del titolo di studio: vietato affidarsi a sé stessi e alle proprie reminiscenze scolastiche, però, perché anche il più piccolo errore può essere interpretato da un datore di lavoro o da un esperto di hr come sinonimo di sciatteria e poca precisione. Questo è il motivo per il quale per la traduzione diploma o laurea in inglese vale la pena di affidarsi a un’agenzia di traduzione qualificata, così da beneficiare dei servizi che vengono garantiti da professionisti del settore.
I numeri
Per i giovani italiani ormai la ricerca di un lavoro in un Paese straniero non è un’eccezione ma una realtà consolidata: per trovarne conferma è sufficiente fare riferimento al Rapporto Italiani nel mondo stilato dalla Fondazione Migrantes che è stato reso noto alla fine dello scorso anno. Nel report viene messo in evidenza che la mobilità italiana nel giro di dieci anni ha conosciuto un incremento pari al 60%. In effetti sono circa 5 milioni gli italiani che risiedono all’estero registrati presso l’Aire, ma a questa cifra vanno aggiunti quelli che non si sono ancora iscritti.
Trovare lavoro all’estero
Per tutti loro, sapere in che modo destreggiarsi in previsione di un colloquio di lavoro al di fuori dei confini nazionali è quasi un obbligo. Gli usi e i costumi variano, anche in questo ambito, da Paese a Paese, e non è detto che i processi di selezione siano gli stessi dappertutto. La traduzione del cv, del titolo di studio e della lettera di presentazione è solo il primo passo da compiere, ma ci sono molti altri aspetti da tenere in considerazione. In occasione di un colloquio in Cina, per esempio, la prassi prevede che ci si presenti con un anticipo di almeno un quarto d’ora; è buona norma, inoltre, evitare di stringere la mano agli interlocutori che si hanno di fronte.
Differenze di età
Un fattore che è bene non trascurare è quello relativo all’età: è ovvio, infatti, che l’approccio di un 25enne che si accinge a cercare un lavoro in un Paese straniero, magari subito dopo aver concluso gli studi, è diverso da quello di un 50enne che va all’estero dopo una lunga e soddisfacente carriera in patria. La conoscenza ottimale della lingua inglese, per altro, resta indispensabile in tutti e due i casi, non solo se si ha intenzione di trasferirsi in un Paese anglofono, ma anche in vista di colloqui con multinazionali di Paesi emergenti come la Corea del Sud o la già menzionata Cina.
Gli obiettivi
L’obiettivo di qualsiasi candidato che si presenti a un colloquio di lavoro è quello di destare una buona impressione negli intervistatori: ecco perché non si può prescindere da una traduzione perfetta, e priva di refusi, del proprio titolo di studio. Chi ben comincia è a metà dell’opera, recita il detto popolare.